martedì 25 gennaio 2011

Dreamin' Virginia

Miei prodi,
eccomi finalmente ritornato (quasi) a pieno titolo alla vita telematica!
Questo significa che al momento non ho ancora una connessione costante - dovendola scroccare più o meno consensualmente al tizio che abito di sotto - e che visto la penuria di fondi a disposizione non è sicuro che mai ce l'avrò. Ad ogni modo, finché la fortuna mi assiste, cercherò di mandare quante più news possibili dal magico mondo della Virginia, patria non soltanto (forse) del Golden Virginia, ma nientepopodimeno che del Generale Lee in persona (quello vero, non la Dodge di Hazzard). Insomma, la Forlì d'America.

Iniziamo dalle note dolenti: questo ero io un anno fa di ritorno dal Giappone.
(notare lo sguardo e la sciarpa multicolore da poco-di-buono);


ecco invece come mi sto camuffando adesso per non far capire di essere un pericoloso rivoluzionario.
(notare come la sciarpa sia in questo caso molto più simile ad una cravatta. chiaramente non lo è, ma loro non lo sanno).

Voi mi direte che ho esagerato... e si insomma, c'avete anche le vostre ragioni, ma dopo essere stato fermato all'aeroporto anni fa con l'accusa di poter dirottare un aereo grazie alla potenza del mio braccialetto borchiato (rip - credo giaccia ancora tra gli oggetti unclaimed di stansted..), mi sono detto che dovevo prendere la mie precauzioni.
Eccomi dunque in versione "persona seria che un po' se la tira". Seguiranno spero anche le versioni cowboy e Batman, ma per il momento, visto il pochissimo tempo a mia disposizione, debbo accontentarmi.

Parlando di tempo, ecco. Insomma, gli ultimi mesi sono stati decisamente frenetici. Corsa corsa corsa. Chi era a Forlì mi ricorderà per gli scleri da laureando, seguiti dagli scleri con la burocrazia, seguiti dagli scleri con l'ups. Chi era a VE mi ricorderà poco, perchè son riuscito a rimanere solo per pochissimo tempo (sig). Chi era a Figline spero mi ricordi ancora. Comunque, sono stati - e continuano ad essere beninteso - giorni parecchio impegnati.

Dunque, ecco come sono andate le cose. Babbo Natale quest'anno è arrivato il 24 dicembre, travestito da postino dell'ups, che contro tutti i pronostici formulati non più tardi di una settimana prima durante un pranzo domenicale a Mestre, mi ha consegnato il tanto atteso VISTO! Che in inglese si dice Visa, forse perché alla fine della fiera mi è costato un occhio della testa... comunque, forte della mia finalmente acquisita regolarità burocratica, ho comprato il biglietto il 28 (prima no, perchè chiaramente impazzavano tempeste di neve) ed il 30 Dicembre son partito alla conquista del nuovo mondo.
Tralasciando gli scazzi (immancabili) con la dogana USA (btw, customer service una minchia: accoglienza calorosa stile Ellis Island) e con la germanica flessibilità della Luftansa, il viaggio visto il periodo è filato via piuttosto liscio. All'arrivo a DC mi è venuta a prendere Julia (yuppi!), che mi ha salvato dalle grinfie dell'inesistente sistema di trasporti pubblici statunitense, scarrozzandomi in giro i primi giorni.
Capodanno bello e tutto sommato tranquillo (ahimè, m'hanno fregato il cappello in un bar, maledetti) nella capitale, al quale però è seguito il tentativo più disastroso di raggiungere la Virginia mai organizzato dall'uomo.
Fossi partito con una caravella avrei avuto maggiori speranze di raggiungere la destinazione... Già di per sè, l'idea di fare un viaggio in macchina di quattro ore il 1 di Gennaio non è esattamente una genialata. Se poi il viaggio, causa hangover, viene iniziato a digiuno, col buio alle cinque di pomeriggio, senza navigatore, e con violenti postumi della sera precedente in piena "eruzione", la stupidità del piano sembrerebbe evidente... Beh, a noi non è sembrato così per quasi due ore. Solo verso le sette, mentre il passeggero sui sedili dietro reinterpratava involontariamente una famosa scena de "Le Iene", quando ci siamo resi conto di aver sbagliato strada ed essere ritornati a DC, abbiamo finalmente affrontato la dura realtà.

Sono quindi ripartito alla volta di Norfolk il giorno successivo con il bus della Greyhound, che in sole sei ore e mezza mi ha portato a destinazione. Tempo questo, che mi è servito per conversare con un'amabile vecchina, la quale ha "gentilmente"sfruttato tutto il tempo del tragitto per raccontarmi di quando viveva a Norfolk durante la Guerra di Korea col marito di stanza nella Base Navale (tralascio i lusinghieri giudizi sugli asiatici in generale espressi da questa amabile 80enne). Il che mi ha permesso di imparare tutto - ma proprio tutto. anche perchè... - sulla vita in Virginia negli anni 50: dove andare a mangiare la migliore torta, bere il miglior caffè, e credo (ma questo potrei essermelo inventato) comprare le migliori sputacchiere. Ca va sans dire, che nessuno dei posti consigliatomi esisteva già più l'anno della mia nascita; ma questo poco importa direi.

Ad ogni modo, l'impatto con questa ridente cittadina è stato diverso dalle attese. O meglio: per rendere l'idea direi che mi sento come Dorothy nel Paese di Oz. Sono davvero affascinato da quello che mi circonda (anche nella bruttezza estetica della sua forma architettonica), pur non capendo molto di come funzionino le cose intorno a me (e con la sensazione che la strega dell'est mi attenda nascosta da qualche parte). Sembrerà strano, ma ho sentito più il c.d. "shock culturale" arrivando qua che non in Giappone. Gli Stati Uniti sono decisamente un posto al quale devo ancora prendere bene le misure, ma tutto sommato non mi dispiacciono affatto le cose qua.
La questione è chiaramente da approfondire, e giudizi verranno tratti in seguito, però come inizio direi che va molto bene! (ecco, chiaramente non stiamo parlando di nyc...però se si mantengono basse le aspettative. D'altronde via, dopo tre anni a Forlì!)

Comunque, nonostante sia naturalmente/notoriamente incapace in questo, sono riuscito riuscito a trovare casa! Ecco, come nelle migliori tradizioni, non ho mancato di sfruttare neanche qua la generosa ospitalità di qualche anima pia. Diciamo che grazie alla pena suscitata dalla miseria di mensilità che prendo, ho finito con l'essere adottato praticamente dalla comunità italiana qui alla base. I quali mi hanno scarrozzato, ospitato, sopportato, consigliato etc etc... il che mi ha permesso di sopravvivere alle prime settimane senza neanche dover andare in albergo, che avrei probabilmente dovuto pagare mettendo all'asta alcuni organi, visti la penuria finanziaria di cui sopra.
Casa dicevamo: alla fine - come sempre e dappertutto nel mondo - son riuscito a trovarla grazie ad amici di amici di amici (per n-volte), ma la ricerca mi ha permesso per la prima volta di entrare nel magico mondo di craigslist! Ovvero una fantastica maniera per entrare in contatto con le persone più buffe incontrate da quando non vado più alle feste degli elfi. Innumerevoli potrebbero essere gli esempi di improbabili landlords, credo la mia personalissima top-3 sia sufficientemente esplicativa:
alla posizione numero 3:"..va bene. Poi ecco, non è che ti spiace se ogni tanto ti chiedo di dare da mangiare ai miei tre serpenti che girano liberamente per casa, vero?"
al numero 2:  "si si, la stanza è libera. Io non ti faccio neanche pagare l'affitto. In cambio però tu devi tatuarmi" (vana a questo proposito risultava essere l'ammissione di non sapere manco disegnare..)
ed indiscussi vincitori sono la giovane coppia che avvisa: "si, puoi venire a vedere la stanza, ma decideremo se dartela o meno in base alla recensione che dovrai farci di questo video per soli adulti di cui ti stiamo mandando il link. Perchè vedi, stiamo cercando 'a special kind of roomie...'".
Bellissime esperienze.

Ecco no, purtroppo le persone con le quali vivo adesso sembrano essere normali, quindi a questo giro - nonostante le premesse - niente "Analoghi" e meraviglie varie.

Tornando alle noti dolenti con le quali aprivo il post.. il lavoro!
Ok, a parte il supplizio di dover vivere in giacca e cravatta a maggior parte del mio tempo da sveglio (e un paio di volte anche i pisolini), debbo ammettere che il lavoro mi piace. Chiaramente non ne parlerò molto perchè è segretissimo e ne va dei destini di questo mondo e di Matrix, però sappiate che non mi manca molto a conquistare Europa, Oceania ed un terzo a mia scelta. Già il fatto di essere chiamato "sir" dai marines, ed avere dei tesserini a tracolla con i quali aprire porte (ma per andare dove? mah..) mi spingerebbe a tirarmela tantissimo. Poi ripenso al mio compenso ed alla durata del contratto e ripiombo nella dura realtà :)
Però a parte le minchiate confermo: il lavoro è bello. Tranne quando arrivo al lavoro alle 8 del mattino e rimango bloccato al'esterno dall'inno (l'alzabandiera impone di fermarsi - la temperatura poco primaverile conferisce poi un'austera rigidità).

Ecco, questo è diciamo il (mica tanto) breve riassunto delle puntate precedenti. Con una promessa da filibustiere proverò a tenerlo quanto più aggiornato possibile.. voi cari, continuate a farvi vivi, che mi mancate! :)
btw, sto lavorando alla macchina, per quei matti che davvero volessero seguirmi nel tentativo di godersi il Mardi Gras a New Orleans, confermo la mia volontà di andarci. Per tutti gli altri: ho un divanone grande grande in soggiorno, siete i benvenuti se vi salta di attraversare l'oceano.
Per il momento un abrazo a todos,
ciaociao
 f.